Agnetti: «La mia Parma, tra palazzi e palato»
PARMA – «In omaggio a tutti voi comincerò citando un grande fiorentino anche se probabilmente natio di Certaldo: Giovanni Boccaccio. Nel suo Decamerone fa dire a Calandrino: ed eravi una montagna di parmigiano grattugiato sopra la quale stavan genti che niun altra cosa facevano che fare maccheroni et ravioli et cuocerli in brodo di cappone». Questo l’attacco della piacevole relazione storico-gastronomica che Pino Agnetti, scrittore e giornalista parmigiano (e non parmense come tiene subito a precisare), ha tenuto davanti ai soci del Rotary Firenze Nord, presieduto da Carlo Corbinelli, in trasferta nella città emiliana sabato 26 e domenica 27 ottobre.
SUA MAESTÀ L’ANOLINO
«Quelle genti – sottolinea Agnetti – siamo noi di Parma, cioè noi parmigiani che tali siamo o almeno dovremmo essere chiamati per distinguerci dagli abitanti del territorio altrimenti detti parmensi. Tutti, comunque, sudditi di Sua Altezza Maria Luigia d’Austria. In onore della quale vengo subito a introdurvi il piatto principe della nostra cucina, ovverossia Sua Maestà l’Anolino». È un piccolo scrigno di pasta ripieno di stracotto di manzo, pan grattato, parmigiano reggiano, uova e noce moscata. Sembra che la duchessa Maria Luigia apprezzasse particolarmente questo piatto, da indurre uno dei suoi cortigiani a coniare la rima:«Soltanto al Re anolino la Duchessa porge il suo inchino».
PARMA COM’ERA
Dal palato ai palazzi. Dove la duchessa si «inchinava» davanti agli anolini? Nonostante il clima di Parma non fosse ideale per piatti così sostanziosi, è possibile che la Maria Luigia si sia concessa questo piacere nel Palazzo Ducale, la sua residenza. Un magnifico edificio in stile neoclassico che oggi non esiste più. Nel secondo dopoguerra del XX secolo fu demolito dopo i danni subiti durante i bombardamenti del 1944.
Parma ha subito altre perdite dopo la fine della guerra come la distruzione del monumento equestre a Vittorio Emanuele II e il monumento a Giuseppe Verdi, capolavoro in granito e bronzo che rappresentava le 28 opere del Maestro. Abbattimenti discutibili – sottolinea Agnetti – vittime del «furore ideologico di quegli anni, precursore della odierna e criminale cancel culture».
ECCELLENZE IN CUCINA
Per tornare al palato, Agnetti cita il vino di Parma. In particolare il Lambrusco, un’altra eccellenza locale. Elogiato da grandi scrittori come Carducci, Puccini e Malaparte, il Lambrusco è un vino spumeggiante e generoso, che rappresenta l’essenza stessa dell’Italia. Ma le specialità culinarie di Parma vanno ancora oltre. Dalla bomba di riso, al bollito misto, dalla parmigiana al cavallo pesto, la Rosa di Parma, la Picaia o punta di vitello al forno, i Tortelli d’erbetta sono solo alcuni esempi di piatti storici che conquistano il palato di chiunque.
«La tradizione – conclude Agnetti – associa i tortelli alla Festa di San Giovanni Battista fin da quando, nel 1210, i parmigiani festeggiarono la vittoria sulla vicina Cremona con un memorabile banchetto in cui furono serviti appunto i tortelli d’erbetta donati (secondo alcuni, addirittura da lui stesso preparati) da Benedetto Antelami: il sommo artefice del Duomo e dell’ancor più miracoloso Battistero rivestito di marmo rosa di Verona che gli si erge a fianco a formare la sintesi più alta e compiuta del romanico e del gotico italiani». Un ritorno suggestivo dal palato ai palazzi, che chiude la «lectio» conviviale di Agnetti, tra storia, arte e sapori autentici, salutata da un lungo e convinto applauso dai rotariani del Club Firenze Nord.
PER SAPERNE DI PIÙ
– scarica qui il testo integrale della relazione di Pino Agnetti
IL VIDEO DELLA ‘TRASFERTA’ A PARMA DEL NOSTRO CLUB