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da sin. Giovanni Ceccarelli, Elena Rigacci, Andrea e Carmen Valeri

Storia e valori della chirurgia a Firenze negli ultimi 50 anni

da sin. Giovanni Ceccarelli, Elena Rigacci, Andrea e Carmen Valeri
da sin. Giovanni Ceccarelli, Elena Rigacci, Andrea e Carmen Valeri al Rotary Firenze Nord

FIRENZE – Una storia lunga cinquant’anni della chirurgia negli ospedali fiorentini quella che ha raccontato il dottor Andrea Valeri al Rotary Club Firenze Nord, presieduto da Elena Rigacci. Testimone diretto fino dal 1972 «quando mi sono iscritto alla facoltà di Medicina e Chirurgia» in una città dove si trovano ospedali tra i più antichi d’Italia come Santa Maria Nuova (1288) e San Giovanni di Dio, sorto nel 1382 come Santa Maria dell’Umiltà. La vita professionale del dottor Valeri si è invece svolta sempre a Careggi, conclusa nel novembre 2019 con il ruolo di Direttore della Chirurgia d’Urgenza. 

«Careggi – ricorda Valeri nel corso della serata conviviale del 13 settembre – fu avviato nel 1912 con la costruzione di Villa Ognissanti (oggi sede dell’Ospedale Pediatrico Meyer) destinato ai malati di tubercolosi che dovevano essere distanziati da altri pazienti. Poi via via vennero aperti altri reparti per far fronte al crescente afflusso di malati da tutta l’area fiorentina prima e da fuori regione dopo». «La cosa principale – aggiunge – è che Careggi si sono avvicendate figure professionali che hanno fatto la storia della chirurgia moderna degli ultimi 50-60 anni. Tra questi ci furono capiscuola come i professori Tommaso Greco e Antonio Severi. Ma anche Pietro Valdoni, noto anche per aver operato Palmiro Togliatti dopo l’attentato del 1948 a Roma. Suo allievo fu Luigi Tonelli, altro grande caposcuola a Firenze». In tempi più recenti altri nomi che Valeri cita sono il professor Giovanni Allegra e il dottor Renato Moretti.

«Tra gli ospedalieri – aggiunge – non bisogna poi dimenticare nomi come Carlo MassimoElio Navarrini, Lamberto Boffi. Quest’ultimo fu tra i fondatori dell’Associazione Chirurghi Ospedalieri Italiani (Acoi) che ha permesso a tanti giovani – avviati professionalmente in ospedale – a imparare a esprimersi e portare le casistiche. Imparare a farsi conoscere a livello anche scientifico e non solo come tecnici in ospedale». 

C’era un filo comune che legava tutti questi capiscuola della medicina e chirurgia fiorentina?

«Erano persone – assicura Valeri – che avevano il piacere di trasmettere ciò che sapevano alle nuove generazioni. Quello che, ad esempio, hanno trasmesso a me. Nel mio piccolo ho cercato anch’io di trasmettere quello che sapevo fare ai miei allievi. Con orgoglio posso dire che molti di loro poi sono diventati dei bravi direttori. Tra questi Paolo Prosperi che mi è succeduto a Careggi come Direttore della chirurgia d’urgenza. Anche questa è una soddisfazione, oltre a quella naturalmente di curare il paziente. Per un chirurgo, per un medico, c’è anche la soddisfazione di dover crescere una scuola di persone che si sa potranno continuare la tradizione e la cura dei pazienti». 

Cosa vede di diverso tra l’organizzazione ospedaliera di un tempo e quella odierna? 

«Oggi purtroppo c’è una accentuata spersonalizzazione. Non ci sono più i reparti dove  -ad esempio – c’era scritto ‘Direttore Professor Carlo Massimo’  o ‘Direttore Professor Luigi Tonelli’.  Al loro posto ci sono gli ‘open space’. Sono ‘spazi aperti’ dove si ricoverano i pazienti di chirurgia generale, piuttosto che di altre specialità, che vengono seguiti da diversi professionisti. Questo chiaramente comporta una perdita di identità. Anche il rapporto con il personale infermieristico non è più quello che c’era un tempo quando c’era il reparto. Gli infermieri che lavoravano nel reparto del professor Tonelli si sentivano appartenenti a quel reparto. Lo spirito di gruppo, lo spirito di corpo, direi la voglia di collaborare per migliorarsi: ecco, oggi tutto questo è venuto un po’ meno». 

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