
Autismo: urgenza di dialogo tra scienza, istituzioni e famiglie

«L’autismo non deve essere considerato un limite, ma una diversità che arricchisce la nostra società. Ogni individuo, indipendentemente dalle proprie capacità, ha il diritto di partecipare, di crescere e di essere accettato per ciò che è. L’inclusione non può essere vista come un gesto di generosità, ma come una responsabilità collettiva». Lo ha detto la neuropsichiatra Annalisa Monti aprendo a Firenze un convegno su autismo, sport e inclusione promosso dal Rotary il 2 aprile in occasione della Giornata mondiale 2025 sulla consapevolezza dell’autismo.
Ma cos’è l’autismo? «Non è una malattia nel senso tradizionale del termine, per cui possiamo avere dei farmaci mirati» dice il professor Giuseppe Cossu direttore di una unità di neuroriabilitazione del bambino a Padova. «È un quadro clinico estremamente proteiforme, con molti aspetti ma una componente comune, l’enorme difficoltà di bambini e adulti di interagire con le persone, di rispondere anche a un sorriso. Quasi sempre sono i genitori I primi ad accorgersi di queste difficoltà. Soprattutto ad esempio quando si accorgono che il proprio figlio o la propria figlia non li guarda spesso negli occhi o che tende a stare isolato e non gioca con gli altri bimbi».
L’origine? È una condizione clinica che nasce da un’alterazione genetica nel funzionamento di alcune parti del cervello che servono a interagire tra di noi e quindi a sorridere, a giocare e a stare tutti insieme. Quali risorse abbiamo a disposizione per fronteggiare lo spettro autistico? «La risorsa più grande e più straordinaria – risponde Cossu – ce l’hanno i bambini stessi. Si chiama plasticità cerebrale, perché il cervello al momento della nascita deve compiere un lungo percorso per acquisire tutte le varie capacità. Dal linguaggio alle capacità di controllare I movimenti e così via. Quindi una diagnosi precoce è la migliore condizione per sfruttare questa plasticità e come far arrivare un treno passando da altre stazioni. È un lavoro lungo e impegnativo ma si possono ottenere dei risultati molto positivi».

DIAGNOSI PRECOCE
Sul tema della diagnosi precoce è intervenuto anche l’onorevole Davide Faraone, nella sua qualità di presidente della Fondazione Italiana per l’Autismo e padre di una ragazza autistica. «È importante il ruolo del pediatra. I pediatri formati sono indispensabili. Per esperienza personale ricordo che, nel caso di mia figlia, il pediatra non capì per tempo che Sara era una bambina con autismo. Continuava a imbottirla di farmaci mentre serviva un’azione immediata da affidare ai neuropsichiatri, per poi naturalmente mettere in campo tutte le azioni necessarie». Un consiglio da genitore a genitore? «Tirarsi su le maniche, non farsi prendere dallo sconforto, non vergognarsi dell’autismo dei propri figli. Credo che superate le prime difficoltà si scoprirà che, dalla relazione con una persona autistica e quindi con difficoltà nella comunicazione, si migliora anche come uomini, oltre che migliorare la loro condizione di vita».
Il convegno, organizzato dai Rotary Club Firenze Nord (presidente Carlo Corbinelli), Bisenzio Le Signe(presidente Antonio Cambi) e Firenze Ovest presieduto da Gioetta Di Prete. Tra i presenti il Governatore del 2071° Distretto del Rotary International (Toscana) Pietro Belli e Simona Dei direttore sanitario dell’Azienda Usl Toscana centro.
Numerosi gli interventi e le relazioni di ricercatori, clinici, istruttori, esponenti del mondo dello sport, genitori che hanno portato la loro esperienza. Tra questi, in collegamento dalla Francia, la psichiatra e fisiologa Catherine Barthélémy che ha tra l’altro sottolineato come il movimento e l’attività fisica svolgano un ruolo centrale nella stimolazione delle aree cerebrali coinvolte nella partecipazione sociale. Lo sport, attivando il ‘cervello sociale’, può rappresentare un efficace strumento terapeutico per facilitare le interazioni e migliorare il funzionamento neurofunzionale.
AUTISMO SPORT E INCLUSIONE
Sono numerose le attività sportive, come ha ricordato la neuropsichiatra infantile Stefania Millepiedi, che possono essere praticate da soggetti autistici, sia a livello individuale che di squadra in relazione alle singole esigenze e preferenze. Vela, hockey, sci, basket, pallavolo, ippica, calcio, tennis, ping pong per citare alcuni esempi già sperimentati con successo. Una testimonianza diretta e appassionata è venuta, tra gli altri, da Marco Calamai, giocatore e tecnico di basket e da molti anni allenatore anche di giocatori con disabilità intellettiva presso il Centro Sportivo di San Marcellino a Firenze. Tra i presenti anche Gino Fantechi Materni della Unione Sportiva Dilettantisca UPD Isolotto che comprende una squadra di calcio composta da ragazzi con disabilità intellettiva e coetanei normodotati.
Da Bruxelles, in un video messaggio, la parlamentare europea Chiara Gemma ha tra l’altro sottolineato l’attenzione dell’UE, con una risoluzione dell’ottobre 2023, sull’armonizzazione dei diritti delle persone con autismo. «In particolare – ha ricordato Gemma – si esortano gli Stati membri a facilitare l’accesso alla diagnosi dell’autismo per I bambini ma anche per gli adulti».

UMILTÀ E DIALOGO
La sintesi finale è affidata al professor Cossu. «Sono numerose le attività e i metodi di lavoro utilizzati con piena attenzione, con entusiasmo. Se però vedo uno iato, un buco, è nella difficoltà di costruire un dialogo tra chi segue e vede, magari precocemente, questi bimbi e che potrebbe avere gli strumenti per tracciare un percorso, per dare un’ipotesi che poi magari si corregge man mano che il bimbo o il ragazzo o l’adulto vada avanti. Questa mancanza secondo me è un punto da mettere a fuoco perché altrimenti si rischia di girare in universi autoreferenziali e questo non aiuta nessuno e men che meno aiuta le famiglie». «L’invito – conclude Cossu – è ad una profonda umiltà. Teniamoci per mano, cerchiamo di parlarci di più. Tutti questi mondi che ruotano intorno alla disabilità devono parlarsi in qualche modo. Quindi bussare, bussare, bussare e avere la pazienza di ascoltare».
Al termine della giornata di lavori è stato presentato da Luigi De Concilio il docufilm Sul Sentiero Blu che narra il viaggio di un gruppo di autistici lungo la Via Francigena. Una lunga camminata di oltre 200 chilometri dalla Toscana alla città del Vaticano dove sono stati ricevuti da Papa Francesco. Un’esperienza emozionante per chi l’ha vissuta e per chi la conosce attraverso le immagini.
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