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Franco Cardini al Rotary Firenze Nord commenta il Cantico delle Creature di San Francesco

Compie 800 anni il Cantico delle Creature di San Francesco

Franco Cardini al Rotary Club Firenze Nord

«Per commentare il Cantico delle Creature di San Francesco d’Assisi, bisogna conoscerlo. Comincerò prima di tutto con leggerlo». Inizia così, con il suo tradizionale stile diretto, la «lectio» dello storico Franco Cardini tenuta mercoledì 4 giugno al Rotary Club Firenze Nord, presieduto da Carlo Corbinelli

Sono passati 800 anni da quando Francesco scrisse il cantico nel 1225 – ricorda Cardini – durante la recrudescenza della malattia dopo il ritorno dall’Egitto. «Una crisi notturna durante la quale lui probabilmente ha pensato anche di morire. Terrorizzato magari dall’idea di morire in peccato. Poi al mattino ha scritto questo inno personale di liberazione Un inno alla vita ritrovata, anche se in un corpo ormai quasi all’estremo. Morì circa un anno dopo». 

Il cantico paragonabile a un testamento spirituale dunque? «No, perché Francesco un testamentum lo fece davvero, ribadendo i principi della rinunzia alla ricchezza e al potere». Perchè bisogna ricordare – sottolinea Cardini – che «Francesco è un seguace della povertà assoluta. Intesa non tanto come assenza di beni ma come assenza di potere. Anche il sapere, la cultura sono una forma di potere. Tanto che, per quanto riguarda lui stesso e il suo ordine, proibisce che i suoi frati facciano cultura». Un indirizzo rispettato finché lui è in vita. Ma dopo, puntualmente, «i suoi frati sono già nelle varie università d’Europa». 

In una parola (cosa non facilissima) cos’è il Cantico delle Creature? In poche ma significative rime «è un trattato di fisiologia, di geografia cosmica, di teologia messi insieme». «È una lode che tutte le creature nel loro insieme fanno Dio. E che l’uomo eleva a Dio lodandolo insieme a tutto il lavoro che Dio stesso ha compiuto nella creazione». 

Una lode in ordine strettamente ‘gerarchico’ – dice ancora Cardini – al sole, alla luna, alle stelle, al vento, all’aria, al cielo, all’acqua, al fuoco, alla terra («che ci sostiene e ci governa»).  Una preghiera dunque all’opera di Dio, al Creato «dove ci sono gli uomini che riescono a portare a termine la loro vita, cioè a non perdere l’anima». «Beati quelli – si legge nella penultima strofa del cantico – che troveranno la morte mentre rispettano le tue volontà. In questo caso la morte spirituale non farà loro alcun male». 

Scarica qui il testo del Cantico delle Creature nella versione originale e qui la traduzione in italiano

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