
Prevenzione urologica, come quando perché

FIRENZE – La prevenzione è sempre più il maggior antidoto per fronteggiare i disturbi urologici, che se non diagnosticati per tempo possono avere anche conseguenze irreparabili. Su questo tema è intervenuto mercoledì 5 febbraio al Rotary Firenze Nord il dottor Pier Andrea Della Camera, urologo e andrologo, nonché socio del Club da alcuni anni.
PREVENZIONE IN ETÀ INFANTILE
La prevenzione può riguardare diverse fasce di età. Dalla prima infanzia all’adolescenza e successivamente almeno dai 45-50 anni in avanti sono opportuni periodici controlli urologici. Andiamo con ordine. Nei maschietti di 2-3 anni ad esempio – ricorda Della Camera – possono verificarsi casi di criptorchidismo, cioè la mancata discesa di uno o di entrambi i testicoli nella borsa scrotale. Molto frequente è anche la fimosi, caratterizzata dal restringimento del prepuzio che non riesce a scorrere adeguatamente sul glande. Una patologia quest’ultima che può verificarsi anche in età adulta, non solo nell’infanzia.
ADOLESCENTI DALL’ANDROLOGO
Nella tarda adolescenza – ha ricordato Della Camera – è anche da valutare la presenza di un incurvamento penieno, una deviazione anomala del pene sul proprio asse durante l’erezione. Un fenomeno che potrebbe determinare – soprattutto nei ragazzi giovani – una patologia che si chiama pene curvo congenito. Tra le conseguenze ci possono essere problematiche psicologiche durante i primi rapporti sessuali dei ragazzi.
OCCHIO AL VARICOCELE
Particolare attenzione va anche rivolta al varicocele, «un ristagno di sangue sporco a livello testicolare che può determinare, col passare del tempo, l’infertilità». Deriva da un’anomala dilatazione varicosa delle vene del testicolo. È una patologia molto frequente nei ragazzi, che va diagnosticata prima possibile. I sintomi sono scarsi. «È errato pensare che il varicocele possa dare un dolore testicolare, soprattutto a sinistra. Al massimo, nei casi più severi, può dare un lieve senso di peso a livello testicolare ma non un vero proprio dolore. Va aggiunto anche che, non essendoci più la visita medica per la leva militare di un tempo, oggi noi urologi e noi andrologi ci troviamo spesso a combattere con il varicocele su pazienti di età molto più avanzata, quando le coppie si rivolgono da noi per una ormai manifesta infertilità.
DOPO I 45 ANNI
Dalla mezza età in su, la prevenzione urologica nei maschi dovrebbe diventare sistematica, anche in assenza di sintomi. «Controlli annuali devono essere eseguiti dai 45 anni in poi, se c’è familiarità per tumore prostatico. Diversamente si può iniziare dopo i 50 anni. Gli esami base sono la verifica del Psa e la palpazione prostatica da parte dell’urologo».
«Dai 20 ai 50 anni allora si può stare tranquilli?» viene chiesto a Della Camera. «Normalmente – risponde – in quella fascia di età è opportuna una visita urologica solo in presenza di problematiche, quali ad esempio minzione rallentata, ripetuta sveglia notturna per urinare, bruciori. Oltre naturalmente a patologie particolari come la calcolosi renale. Poi, dopo gli 80 anni, i problemi urologici sono meno rischiosi».
Incontro molto seguito e partecipato quello con Pier Andrea Della Camera. Non lo dice espressamente, ma a qualcuno che lo ascolta passa per la mente un noto detto: «Gli uomini in natura si dividono in due categorie: chi è già andato in vita sua dall’urologo e chi ci deve ancora andare».
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