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da sin. Patrizia Asproni, Assistente del Governatore del 2071° Distretto Rotary, Carlo Corbinelli e la professoressa Francesca Ditifeci alla serata del Rotary Firenze Nord sul tema del linguaggio

Impoverimento del linguaggio: crisi e (possibili) rimedi 

da sin. Patrizia Asproni, Assistente del Governatore del 2071° Distretto Rotary, Carlo Corbinelli e la professoressa Francesca Ditifeci alla serata del Rotary Firenze Nord sul tema del linguaggio
da sin. Patrizia Asproni, Assistente del Governatore del 2071° Distretto Rotary, Carlo Corbinelli e la professoressa Francesca Ditifeci alla serata del Rotary Firenze Nord sul tema del linguaggio

FIRENZE – L’impoverimento del linguaggio è un processo inarrestabile o ci possono essere opportune contromisure? Un tema di crescente attualità affrontato dalla professoressa Francesca Ditifeci, docente di lingua, traduzione e linguistica inglese all’Università degli Studi di Firenze, mercoledì 17 luglio al Rotary Firenze Nord presieduto da Carlo Corbinelli

CRISI DELLA PAROLA

«La peculiarietà dell’uomo è quella di essere parlante. Questo il punto fondamentale da riscoprire – attacca Ditifeci nella sua molto seguita relazione – perché è proprio il valore della parola a costituire l’essenza stessa della vita umana». Cosa sta succedendo? «Stiamo davanti a una crisi. Della parola, del dialogo. Lo si vede bene in particolare nella cosiddetta semplificazione, meglio detta impoverimento, a tre livelli. Lessicale, grammaticale e sintattico. Il tutto poi a volte infarcito anche di anglismi, di questo italian english, una metalingua non si sa più che lingua è». In altre parole un abbassamento di livello, le viene osservato. «Esattamente – replica – tanto più che in tutto questo si innesca anche l’intelligenza artificiale. Che personalmente preferisco chiamare intelligenza delegata, utile ma che va saputa gestire senza subirla. Il rischio concreto in definitiva è il graduale atrofizzarsi del nostro sistema cognitivo». 

ESSERE E FARE

Cosa fare per ridare valore alla parola e quindi all’homo sapiens? Ditifeci non ha dubbi. «Prima di tutto occorrerebbe uno slittamento semantico. Sostituire il verbo ‘fare’, perché secondo me facciamo anche troppo, siamo sempre pronti a fare. Sostituiamolo con il verbo ‘essere’. Ritorniamo a quella che è l’essenza dell’essere umano in quanto parlante. Non a caso Heidegger diceva che il linguaggio è la dimora dell’essere». «Occorre poi – aggiunge – voler riscoprire il valore della parola e di alimentarci di buone parole, così come ci nutriamo di pane e siamo attenti agli alimenti che scegliamo. 

LETTURA E ASCOLTO

Naturalmente, per riuscire a parlare bene e soprattutto farsi capire, è fondamentale saper leggere. Un discorso che vale per tutti. Come lo è la capacità di saper ascoltare che va recuperata. «È questo il fondamento della capacità di relazione con gli altri. Come è necessario – conclude la professoressa Ditifeci – riscoprire un aspetto che chiamo ‘democratico’. La nostra lingua è aperta a tutti. Non deve essere impoverita, ma bisogna cercare di andare verso l’alto, anche con il recupero del lessico di cui si sta perdendo l’importanza». 

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